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Il caso

Delitto di Garlasco, l'enigma senza fine: al cuore dell'omicidio di Chiara Poggi che divide l'Italia. Il libro di Flaminia Bolzan

Julie Mary Marini

31 Luglio 2025, 07:17

Flaminia Bolzan

La psicologa e criminologa Flaminia Bolzan, autrice del libro

A quasi vent’anni dalla mattina del 13 agosto 2007, quando a Garlasco fu ritrovato il corpo senza vita di Chiara Poggi, il caso che ha sconvolto l’Italia continua a far parlare di sé. Una nuova ondata di attenzione pubblica ha accompagnato la riapertura delle indagini e i riflettori ora puntati su Andrea Sempio, figura rimasta a lungo sullo sfondo. Dal 30 luglio è disponibile in libreria "L’enigma di Garlasco. Anatomia di un delitto”, un saggio firmato dalla psicologa e criminologa Flaminia Bolzan. Il libro si propone come una guida lucida e dettagliata attraverso le pieghe di un’indagine ancora irrisolta, un viaggio nelle ambiguità della verità giudiziaria e mediatica. Con uno stile diretto ma rigoroso, Bolzan affronta le domande fondamentali che ogni fatto di cronaca porta con sé: cosa spinge qualcuno a uccidere? Come si costruisce un’indagine? E quanto possiamo davvero fidarci del racconto che ne viene fatto?

La psicologa e criminologa Flaminia Bolzan

Non a caso, l’autrice ha scelto di parlare di “enigma”. "Abbiamo voluto usare questo termine - spiega Bolzan - perché la nuova inchiesta ha messo in discussione verità che sembravano intoccabili. Perfino nelle sentenze emergono dubbi, e ciò che continua a mancare è un movente chiaro". Nessuna risposta definitiva, dunque, ma un invito a guardare da vicino ciò che resta incerto. Il volume non si limita alla cronaca giudiziaria.

Con la prefazione di Massimo Giletti e le interviste a figure autorevoli come Stefano Nazzi, Marina Baldi, Antonino Monteleone e Alfredo Robledo, L’enigma di Garlasco offre un quadro polifonico del caso. Dalle analisi genetiche alle implicazioni legali, dalle logiche giornalistiche alla lente della magistratura, il libro mostra quanto la narrazione processuale sia stata spesso intrecciata – e a volte offuscata – da quella televisiva e giornalistica.


La copertina del libro di Flaminia Bolzan

Uno dei punti più rilevanti affrontati da Bolzan è l’emergere di nuovi elementi investigativi: tra questi, il ritrovamento di materiale genetico riconducibile a un soggetto diverso da Alberto Stasi, il principale imputato. A questi dati si aggiungono dubbi metodologici e interrogativi aperti sulle modalità con cui queste tracce sono finite sulla scena del crimine. Una ricostruzione che non pretende di riscrivere la verità, ma di spingere il lettore a domandarsi quanto possiamo ancora considerarla definitiva.

Al cuore del saggio, però, non c’è solo la ricostruzione del delitto. C’è una riflessione più ampia e scomoda: quella sulla tenuta del sistema giudiziario italiano e sulla fiducia, sempre più fragile, che i cittadini ripongono nella giustizia. Bolzan invita a una consapevolezza nuova, fondata non sull’infallibilità delle sentenze ma sulla necessità di strumenti sempre più accurati e di uno sguardo capace di rimettere in discussione anche ciò che pare assodato. "La verità, in casi come questo, è un punto da raggiungere, non da presupporre", scrive l’autrice. E proprio per questo, il suo libro si propone come un esercizio di cittadinanza critica: una lettura che, invece di chiudere il cerchio, lo riapre.

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