Il caso
Delitto Garlasco, un colpo di scena dietro l'altro
Delitto di Garlasco: una novità dietro l'altra. Come se finite le vacanze, il caso si voluto tornare al centro dell'attenzione mediatica e non solo. Nelle ultime ventiquattr’ore l'omicidio di Chiara Poggi ha conosciuto nuovi sviluppi che potrebbero riaccendere l’attenzione su dettagli rimasti in ombra per anni. Durante l’incidente probatorio ordinato dalla Procura di Pavia, i periti hanno infatti rintracciato otto impronte latenti sui reperti prelevati dalla villetta dei Poggi: sei su un sacchetto di cereali, due su un sacchetto dell’immondizia. Una scoperta che apre scenari delicati, perché l’attribuzione di quelle tracce potrebbe cambiare il quadro delle presenze nella casa di Chiara nelle ore e nei giorni intorno al delitto. Al contrario, nessuna impronta è emersa su oggetti che in passato avevano alimentato ipotesi e sospetti, come la confezione di Estathé con la cannuccia o i biscotti.
Parallelamente, rimane centrale la questione del dna maschile rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi, un dato controverso che la difesa e la procura hanno interpretato in modo opposto. Quel frammento genetico, attribuito da alcuni ad Andrea Sempio, continua a essere terreno di scontro tecnico e legale, perché la sua attendibilità e la sua rilevanza per ricostruire la dinamica dell’aggressione sono ancora oggetto di accertamenti. A rendere il quadro ancora più complesso è l’ingresso sulla scena di Flavius Savu, il latitante rumeno arrestato a Zurigo e ora pronto a farsi estradare in Italia. Ha dichiarato di voler collaborare con i magistrati. La sua vicenda del santuario della Bozzola può essere in qualche modo legata al delitto Poggi? Al momento non esistono riscontri che leghino direttamente i due casi, ma il Delitto di Garlasco ha riservato colpi di scena di ogni tipo e nulla può essere escluso.
Intanto, gli esperti lavorano sotto la pressione del tempo: i reperti da analizzare sono numerosi e non è escluso che si renda necessaria una proroga per completare tutte le verifiche. La ricerca della verità, quasi vent’anni dopo quel 13 agosto 2007, passa oggi attraverso sacchetti, impronte, profili genetici: frammenti di quotidiano che riemergono dal passato e chiedono di essere ascoltati. E mentre la giustizia cerca nuove certezze, la memoria collettiva resta sospesa tra la condanna definitiva di Alberto Stasi e la certezza diffusa che qualcosa non sia mai stato davvero chiarito.
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