LA STORIA
Maya
Maya lavora in una cooperativa, canta per strada ed è in cerca di una casa che sembra proprio non volere arrivare per diversi motivi. La sua storia comincia all ‘età di 18 anni quando lascia casa dei genitori e inizia ad essere indipendente grazie ad uno stipendio statale come obiettore di coscienza ed ai proventi delle esibizioni canore per la strada più lavori occasionali e stagionali come commessa ai mercati e raccolta di frutta stagionale. Ora da 20 anni lavora n una cooperativa e, come detto, canta per Corso Italia. E’ un’artista di strada, ma non si definisce solo così.
“Sono un’artista a tutto tondo. Canto all'incrocio con piazza Sant'Agostino, ma ho recitato anche in teatro e ho fatto parte di band musicali, orchestre e per un periodo, della corale Coradini di Arezzo”. Lei non è aretina ma di Firenze e da 25 anni abita nella nostra città. Prima a Subbiano, dove ha vissuto per 15 anni con i suoi genitori da quando loro avevano perso l’ autonomia ed erano bisognosi di assistenza e adesso da 4 anni “in un sottotetto”. Con un gatto salvato dalla strada. La storia di Maya è comune a tante altre, ma per alcuni aspetti è anche singolare. Maya lo dice apertamente “sono transgender e forse è anche per questo, che nessuno mi affitta un’abitazione".
Maya lavora in una cooperativa aretina. "Si fa un po' di tutto. Dai traslochi alle pulizie fino alla video sorveglianza. All'inizio - racconta - il mio lavoro era full time con conseguente contratto, poi è diventato part time, perché dovevo occuparmi della custodia dei miei genitori. Adesso gestisco una casa famiglia". Quando i suoi genitori sono venuti a mancare: "Ho subìto uno sfratto e sono dovuta andare via dalla casa di Subbiano".
Una sistemazione l'ha trovata un giorno per caso, quando alla Caritas ha conosciuto un ragazzo che le ha detto che aveva un posto da affittarle. "Praticamente un sottotetto dove non esiste nemmeno un wc. Un forno in estate e freddissimo in inverno. C'è solo una finestra, non c'è acqua e spendo 380 euro al mese. Ma in quel momento non potevo dire di no, perché non avevo alternativa".
A questo punto la domanda è semplice, perché Maya non se ne va? "Perché non riesco a trovare un'altra soluzione abitativa - dice - Sono tre anni, tra l'altro che seguo i bandi per le case popolari e sono in graduatoria, anche se in una posizione non favorevole e i tempi per un'assegnazione si prevedono molto lunghi". "Tra l'altro non ho la residenza ad Arezzo e quindi non posso avere un'assistenza sociale. La mia è una residenza senza fissa dimora".
Una situazione venuta alla luce grazie alla sensibilità del regista Fernando Maraghini che un giorno, per Corso Italia, sentendola cantare ha voluto chiedere di più a quella straordinaria voce e così ha conosciuto Maya e la sua storia e adesso la sua vita sarà impressa in un docufilm. "Fernando è una bella persona, così come lo sono tutti i commercianti della zona di Corso Italia dove mi metto a cantare. Così come lo è il Comune di Arezzo che mi ha dato il permesso di restare in quel punto".
Cosa chiede oggi Maya? "Chiedo che qualcuno possa aiutarmi a risolvere il problema della casa. Mi possa affittare qualcosa che sia più dignitoso di dove sto ora. Ma sembra quasi impossibile. Il motivo? Io penso che sono tre: la mia busta paga, il problema che non si trovano case e anche che sono transgender. Quando lo dico ti guardano come fossi un aliena venuta da un altro pianeta. Non mordo (sorride Maya ndr), sono solo una persona che ha bisogno di un tetto dove stare".
E mentre la sua voce accompagna le giornate del centro, resta aperta una speranza: che Arezzo sappia trasformare talento e gentilezza in un’occasione di casa. “C’è qualcuno nella nostra bella città disposto ad affittarmi un alloggio?”
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