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Giustizia

Strage nazista di Vallucciole, la Germania condannata a pagare 1.2 milioni di euro agli eredi delle vittime

Dopo ottant'anni, giustizia tardiva e riconoscimento storico: il Tribunale civile di Firenze dichiara l'eccidio crimine di guerra

Julie Mary Marini

13 Ottobre 2025, 14:53

Lapide Vallucciole

La lapide che ricorda le vittime dell'eccidio

Dopo ottant’anni di attesa, la memoria ferita di Vallucciole, nel territorio di Pratovecchio Stia, in provincia di Arezzo, riceve finalmente un riconoscimento ufficiale. Il Tribunale civile di Firenze ha stabilito che la strage compiuta dalle truppe naziste nella notte tra il 13 e il 14 aprile 1944 costituisce un crimine di guerra, condannando la Germania a risarcire oltre 1,2 milioni di euro ai familiari delle 108 vittime civili. Una cifra che, pur importante, non potrà mai restituire le vite spezzate né lenire del tutto il dolore di una comunità che per decenni ha vissuto l’orrore e il silenzio. L’eccidio fu opera della divisione tedesca “Hermann Göring”, guidata dal maggiore Walter von Loeben. Circa 800 soldati attraversarono le colline di Vallucciole seminando terrore e morte. Le case furono incendiate, le famiglie rastrellate. Donne, anziani e bambini furono trucidati senza distinzione; 207 persone rimasero ferite, alcune gravemente. Nei giorni successivi, la violenza si estese ad altre località dell’Alto Casentino, tra cui Partina, Moscaio e le zone del Monte Falterona, portando il bilancio complessivo a circa 200 morti. Intere famiglie vennero decimate, la vita quotidiana annientata, la paura diventò costante compagna dei sopravvissuti.

Per decenni, Vallucciole è rimasta una strage dimenticata. Ai margini della memoria nazionale, il suo ricordo sopravviveva solo nelle testimonianze dirette, nei racconti sussurrati dagli anziani e nelle pietre dei cimiteri. Solo lentamente, attraverso ricerche storiche, cerimonie pubbliche e opere artistiche, la tragedia è stata riportata alla luce. Nel 2011, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferì al Comune di Stia la medaglia d’argento al valor civile, definendo l’eccidio "una delle più atroci stragi nazi-fasciste".

La sentenza di Firenze rappresenta oggi non solo un atto giuridico, ma anche un gesto simbolico di giustizia e di riconoscimento storico. Dopo otto decenni, le famiglie delle vittime vedono finalmente riconosciuto il loro dolore e la brutalità subita, e l’intera comunità può rivendicare una memoria che troppo a lungo era stata trascurata. È un momento di restituzione: alla storia, alle vittime e a chi, da quella notte, porta ancora le cicatrici di un’atroce violenza. Ma la memoria di Vallucciole non è fatta solo di numeri e sentenze: è fatta di persone, di storie individuali spezzate, di bambini rimasti orfani, di madri che hanno perso tutto, di uomini che hanno visto bruciare case e vite. È la memoria di un’Italia profondamente ferita, eppure resiliente, che ha trasformato il dolore in ricordo, il lutto in monito. Questa sentenza, pur tardiva, restituisce dignità a quella storia e pone una pietra definitiva su una pagina dolorosa, ricordandoci quanto sia fragile e preziosa la pace e quanto sia fondamentale non dimenticare mai.

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