LA STORIA
Monica e Stefano Magnanini
Sulle due ampie vetrine che danno sulla strada, in zona Belvedere, ci sono due manifesti rossi che annunciano “la liquidazione per cessazione di attività”. E’ il negozio Elettromarket, quello che ancora profuma di anni dove si andava dal negozio di elettronica anche per comprare una lampadina che si era fulminata.
Appena entrati ci accolgono Monica e Stefano Magnanini. Sono i figli di Sergio e Angela depositari di un commercio che, purtroppo, sta lentamente tramontando. Fatto di sorrisi e di educazione e di amore per ciò che il padre Sergio ha lasciato loro. Ma che, per colpa della troppa burocrazia, sono costretti a chiudere dopo 57 anni di storia.
“Questa attività – ci spiega Stefano – venne aperta nel 1971, ma già mio padre aveva aperto un po’ più in là”. E ci indica dove. “Lì, vicino alla pasticceria. Aveva aperto il negozio nel 1968”. Sergio Magnanini era un elettricista che sapeva fare tutto. “Ha montato gli impianti elettrici a tutta la città – ci racconta Monica – ma andava anche fuori Arezzo, se serviva. Aveva pure gli operai. Cinque, sei. All’inizio il negozio era in affitto e oltre ai prodotti di elettronica, si vendevano anche le lavatrici e i frigoriferi prima che arrivasse la grande distribuzione. Si vendevano perfino i dischi”. “Ricordo – dice Stefano – che in quegli anni era uscito il disco di Nada ‘Che freddo fa’ e venivano tutti a comprare quel 45 giri”.
Poi la zona Belvedere cominciò a prendere forma, cominciarono ad arrivare i palazzi in quella parte di Saione e “i miei genitori comprarono questo fondo. E dunque si trasferirono qui, nel 1971”. Babbo Sergio in quel negozio cominciò a portare i bellissimi e ricercatissimi lampadari di Murano, altri piccoli elettrodomestici e anche le lampadine di ricambio. Un negozio fornito al massimo, dove nel tardo pomeriggio arrivava anche mamma Angela “quando usciva dalla UnoAerre” a dare manforte, perché allora i negozi di vicinato vendevano, perché erano gli unici e perché oltre ai prodotti, si trovava anche il tempo per fare due chiacchiere.
E in quel negozio Monica ci mostra e ci apre la porta di un mondo che oggi appare lontano, ma che sa ancora di buono e di semplicità. “Abbiamo perfino il casco per i capelli, il macinino da caffè”. E poi le lampade anni Settanta, ognuna ancora con il proprio filo e l’accensione di quell’epoca. Sembra di stare dentro una foto in bianco e nero che lentamente si colora della vita di oggi, perché oggi, la vita, dice che tutto ciò che è stato, deve essere liquidato, chiuso.
Sergio Magnanini se n’è andato a gennaio di quest’anno. “E da allora non abbiamo avuto pace con documenti e quanto altro. La partita Iva di mio padre da chiudere – dice Monica – e fogli su fogli. Alla fine la decisione. In questi due mesi liquidiamo e chiudiamo”.
E se facciamo un giro con calma in negozio, c’è davvero il meglio del vintage – oggi si chiama così – degli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Lampade, applique, piccoli oggetti, ovviamente tutto a prezzi ribassati. Fino al 31 dicembre è così, poi giù la saracinesca e? “Non lo sappiamo che cosa diventerà questo fondo che è di nostra proprietà. Riaprire? – Niente affatto. O, meglio, per il momento non ne abbiamo intenzione. Non è più un mercato che incontra. Sinceramente ancora non abbiamo deciso che cosa fare di questi locali”.
Ed è un peccato, perché la zona Belvedere perde un altro punto di riferimento. “Stefano, come va?”, si ferma un passante a domandare e poi sottolinea: “Tutto ha inizio e tutto ha una fine. Anche io facevo il parrucchiere, ma ho deciso di chiudere”. Due chiacchiere a dimostrazione e conferma che i negozi di una volta servivano anche a questo. Li stiamo perdendo, perché abbiamo perso la misura del tempo. Corriamo dove il tempo che serve è strettamente indispensabile anche per prendere una lampadina, spesso a caso, e non ci accorgiamo delle altre lampadine che lentamente si spengono. 57 anni dopo che Sergio e Angela avevano realizzato il loro sogno.
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