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Il lutto

Addio ad Alvaro Vitali, Pierino clown fragile di un’Italia perduta. Una morte in silenzio e 10 cose da sapere

Giuseppe Silvestri

25 Giugno 2025, 00:34

Alvaro Vitali

Alvaro Vitali è morto a 75 anni per una broncopolmonite

È morto Alvaro Vitali. Uno dei comici più celebri del cinema popolare italiano se n’è andato, all’età di 75 anni, dopo due settimane di ricovero per una grave broncopolmonite. Lo ha annunciato Stefania Corona, con un messaggio scarno ma commosso: “Se n’è andato in silenzio, come non aveva mai fatto in vita sua”. Un addio che lascia un vuoto rumoroso, perché Alvaro Vitali era rumore, era battuta sfrontata, era una risata fragorosa in un’Italia che, tra gli anni Settanta e Ottanta, cercava leggerezza ovunque potesse trovarla. Nato a Roma nel 1949, figlio della capitale più verace, Vitali è stato il simbolo della commedia sexy all’italiana, l’interprete che ha dato volto, corpo e voce a Pierino, il monello impunito che diceva sempre quello che non si poteva dire. Ma ridurre la sua carriera a quel solo personaggio sarebbe ingeneroso: Vitali è stato anche uno dei volti di Fellini, ha lavorato con registi di culto e ha attraversato decenni di trasformazioni sociali e cinematografiche rimanendo sempre fedele a se stesso.  Con affetto e malinconia, lo ricordiamo attraverso dieci curiosità che raccontano chi era davvero Alvaro Vitali.


Alvaro Vitali con l'attrice Adriana Russo

1. Scoperto da Federico Fellini
Prima di recitare, Vitali lavorava come elettricista. Il suo destino cambiò quando Federico Fellini lo notò durante un casting e lo volle in film come Satyricon, I clowns, Roma e l’amatissimo Amarcord. Fellini lo considerava un personaggio unico, capace di incarnare la romanità più autentica.

2. Il successo planerario di Pierino
Il personaggio di Pierino, l’alunno sfacciato e volgare, nacque da una serie di barzellette popolari. Con Pierino contro tutti (1981) e Pierino colpisce ancora (1982), Vitali conquistò le sale italiane, diventando icona assoluta della comicità trash, ma anche specchio di un Paese che rideva per non pensare.

3. Corpo comico fuori dagli schemi
Basso, espressivo, buffo senza sforzo: il fisico di Alvaro era già una battuta vivente. Il pubblico lo amava per la mimica irresistibile e per quell’aria da eterno ragazzo che sembrava non voler crescere mai.


Alvaro Vitali nei panni del terribile Pierino

4. Protagonista della commedia Sexy
Accanto a Lino Banfi, Edwige Fenech, Gloria Guida, Renzo Montagnani, Vitali fu uno dei volti più presenti del cinema erotico comico italiano. Una formula di successo che univa prurito e risate in modo unico, oggi oggetto di rivalutazioni e polemiche.

5. Un'infanzia difficile
Dietro la maschera di clown, c’era un uomo segnato dalla fatica: Alvaro crebbe a Trastevere in condizioni modeste, tra litigi familiari e una nonna che lo accudì per anni. Questo sfondo di vita vera si rifletteva, forse, nella sua capacità di far ridere con tenerezza.

6. Un personaggio amato e odiato
Pierino era irresistibile per molti, insopportabile per altri. Vitali ha pagato a caro prezzo l’identificazione con quel personaggio: ha faticato a ottenere ruoli diversi e ha vissuto per anni ai margini del cinema “serio”.


Un'altra foto di Alvaro Vitali con Adriana Rossi

7. Il ritorno con Striscia La Notizia
Negli anni Duemila, ritrovò un pubblico giovane grazie a Striscia la Notizia, dove interpretava una parodia di Jean Todt, l’ex direttore della Ferrari, in sketch comici con Valentino Rossi.

8. La passione per la Roma
Tifoso giallorosso fino al midollo, Vitali portava spesso la sua fede calcistica anche nei film. In Paulo Roberto Cotechinho centravanti di sfondamento, interpretava una parodia di calciatore che sintetizzava tutto il suo mondo: sport, cibo e battute.

9. Reality show e problemi di salute
Partecipò a La Fattoria nel 2006, ma dovette ritirarsi per via dell’asma. I problemi respiratori lo accompagnarono per tutta la vita, e si sono aggravati fino al ricovero finale.

10. Un ultimo addio amaro
Negli ultimi mesi, Vitali aveva tentato di riallacciare i rapporti con la moglie Stefania, da cui era separato. In un’intervista rilasciata a DiPiù, pochi giorni prima della morte, le scrisse una lettera pubblica per chiederle di tornare. Lei rispose con un glaciale “No, grazie”. Una fine malinconica, per un uomo che aveva sempre cercato il sorriso degli altri.

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