La polemica
Fedez nell'occhio del ciclone
Il nuovo brano di Fedez, anticipato nelle ultime ore sui social, ha acceso un dibattito duro e inevitabile e una pioggia di critiche si è abbattuta sul rapper milanese che nei suoi versi prende di mira tutto e tutti e arriva a scrivere che "l’italiano ha un nuovo idolo si chiama Jannik Sinner. Purosangue italiano con l'accento di Adolf Hitler". Parole senza alcun senso. Un accostamento che, pur se fosse figlio solo dell’intento di essere provocatorio e ironico, è senza alcun dubbio di cattivo gusto. L’evocazione del dittatore nazista per descrivere l’accento altoatesino di Sinner non solo è fuori luogo, ma rischia di confondere piani completamente diversi. La lingua e l’identità culturale del campione di San Candido appartengono a una realtà storica precisa, quella dell’Alto Adige, che fa parte a pieno titolo del mosaico italiano. Ridurla a una caricatura attraverso il riferimento a Hitler significa alimentare pregiudizi e, soprattutto, banalizzare un nome che evoca la tragedia del Novecento. Non si tratta, quindi, di un semplice gioco retorico, ma di una scelta che ferisce e divide. Un autogol pazzesco.
Il brano non colpisce soltanto Sinner. Tra le strofe compaiono riferimenti a Elly Schlein, citata con un tono che intende sottolinearne le contraddizioni politiche, e a Carlo Acutis: "Hanno fatto santo un 15enne. Il suo miracolo giocare alla PlayStation senza dire bestemmie", un passaggio che ha urtato la sensibilità di molti fedeli. Nemmeno Stefano De Martino è rimasto fuori da questa pioggia di nomi e attacchi, così come lo stesso Papa, menzionato con leggerezza, e persino la polizia postale. Tutti tirati dentro una giostra di allusioni che sembra più pensata per generare scalpore che per offrire una riflessione vera o musica da ascoltare.
Fedez ha provato a difendere le proprie parole spiegando che non si tratta di insulti ma di satira, di un tentativo di ironizzare sul fanatismo italiano e sui simboli che vengono elevati a idoli. Tuttavia, la distanza tra intenzione e risultato appare evidente. La satira ha senso quando riesce a smascherare ipocrisie, a mettere in crisi i potenti, a suggerire una lettura critica della realtà. La musica ha il diritto e forse anche il dovere di provocare, ma quando la provocazione passa attraverso paragoni pesanti e immagini che richiamano le pagine più oscure della storia, diventa difficile considerarla come semplice libertà artistica. Il riferimento a Hitler non è un colpo di genio: è un errore che rischia di offuscare tutto il resto, trasformando la canzone in un boomerang mediatico.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy