Incidente sull'Apecchiese
Alfredo Venturi
La Kawasaki Z900 per Alfredo Venturi era il sogno trasformato in realtà, racconta uno degli zii nel momento del grande dolore e dei ricordi. Sì, quella era la moto tanto desiderata che alla fine con sacrificio si era comprato. E sabato scorso, sotto il tiepido sole di ottobre, Alfredo Venturi, operaio orafo di grandi abilità manuali, padre di un figlio adolescente, ha inforcato la Kawasaki per affrontare la spettacolare Apecchiese, una delle strade preferite dai motociclisti, striscia di asfalto appenninica che, valicata Bocca Serriola, ti porta verso il mare Adriatico, verso gole affascinanti come il Furlo, o verso cime straordinarie come Monte Nerone.
Ma è una statale che può anche uccidere e lo fa spesso.
Dicono che la moto di Alfredo sia scivolata nell’affrontare quella curva maledetta tra Piobbico e Apecchio. Uscito dalla giusta traiettoria, lì a Sassorotto, è finito contro la Golf che veniva nel senso di marcia opposto, con a bordo una famiglia. Impatto terribile. E per Alfredo è stata la fine.
Ieri i familiari si sono recati all’ospedale di Urbino per il riconoscimento. Oggi il magistrato dovrebbe incaricare un medico legale per gli accertamenti di rito che andranno a completare il fascicolo già composto dai rilievi dei carabinieri. Pare che l’automobilista non abbia potuto evitare la collisione, ma ogni cosa deve essere approfondita.
Il nulla osta per la restituzione della salma alla famiglia potrebbe arrivare anche tra oggi e domani.
Alfredo Venturi tornerà a Capolona, dove era nato il 7 dicembre 1984. Non è arrivato a compiere 41 anni. Per tutti i suoi cari è una perdita enorme. Nel paese basso casentinese babbo Maurizio Venturi e mamma Omera Romani sono molto conosciuti e ora tutti si stringono intorno a loro.
Alfredo era tornato ad abitare con loro dopo uno di quei passaggi che la vita può riservare. Lo descrivono come una persona per bene, buono, gran lavoratore, molto attaccato al figlio che frequenta le scuole medie. Grande passione per la moto.
E la palestra. Con dedizione si era impegnato nell’attività sportiva ed era in forma.
L’altro ieri era una di quelle giornate che chi ama le due ruote non si può perdere. Quindi in sella. Da Arezzo a Palazzo del Pero, Città di Castello e avanti direzione Marche. Non era solo ma con amici.
Lungo la strada statale Apecchiese costellata di croci, se ne aggiunge un’altra. Il tracciato sinuoso, la natura ora aspra ora verdeggiante, le moto che si inclinano, il rombo continuo nei giorni del fine settimana. Il divertimento è finito in tragedia. Ora è il momento delle lacrime, del silenzio, dei ricordi.
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