Martedì 07 Ottobre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

La famiglia

Jannik Sinner, madre e padre: chi sono i genitori Hanspeter e Siglinde. Lui cuoco in un rifugio, lei cameriera. Il fratello adottato in Russia. La forza silenziosa dietro il campione

Giuseppe Silvestri

18 Maggio 2025, 18:49

Hanspeter e Siglinde Sinner

Hanspeter e Siglinde Sinner sugli spalti del Foro Italico

Mentre Jannik Sinner continua a scrivere pagine di storia nel tennis mondiale, c’è una parte fondamentale della sua vita che resta lontana dai riflettori: i suoi genitori, Hanspeter e Siglinde Sinner. Due figure discrete, quasi invisibili alla cronaca sportiva, ma centrali nella formazione del campione altoatesino. Originari di Sesto Pusteria, piccolo paese di montagna in Alto Adige, Hanspeter lavora come cuoco in un rifugio alpino in Val Fiscalina, mentre Siglinde è cameriera nello stesso rifugio. Una vita semplice e laboriosa, vissuta tra le montagne, dove il valore del lavoro e della sobrietà si respira quotidianamente.


I Sinner: la famiglia di Jannik al completo

Jannik ha un fratello adottivo. Mark, nato in Russia nel 1998, fu adottato dai Sinner all'età di nove mesi, due anni prima che arrivasse Jannik. Oggi è un istruttore dei Vigili del Fuoco a Bolzano, in Alto Adige. Un lavoro che ha sempre sognato. Anche lui sempre sereno, riservato, serio sul lavoro e non solo. Per i ragazzi la relazione con i genitori è stata sempre di fiducia e responsabilità condivisa. Jannik ha sempre parlato con rispetto e affetto dei suoi, sottolineando quanto abbiano avuto un ruolo chiave nel suo sviluppo, più come persone che come sportivi. Niente pressioni, niente aspettative esasperate, solo l’insegnamento dei valori fondamentali: la costanza, la pazienza e la libertà di scegliere. Quando, a soli 13 anni, Jannik ha deciso di trasferirsi a Bordighera, in Liguria, per allenarsi con Riccardo Piatti, i suoi genitori lo hanno lasciato andare. Non per leggerezza, ma per coraggio. Un coraggio che pochi dimostrano in una scelta così delicata.


Nel panorama sportivo attuale, dominato da famiglie spesso troppo presenti – a volte invadenti – i Sinner rappresentano un modello alternativo: nessuna ricerca di visibilità, nessuna invasione del percorso sportivo del figlio. Il loro stile è coerente con quello del figlio in campo: sobrio, efficace, mai sopra le righe. Quando Jannik vince, sono felici. Quando perde, restano presenti. Ma sempre in secondo piano. Una presenza silenziosa ma solida. La loro storia è anche un segnale culturale forte. In un'epoca dove tutto si espone e si amplifica, i Sinner scelgono il basso profilo. Non per timidezza, ma per principio. Continuano a lavorare nel rifugio, rifiutano le telecamere, vivono la fama del figlio senza trasformarla in una vetrina personale. E in un Paese dove spesso si celebra il clamore, questa normalità diventa quasi rivoluzionaria.

Hanspeter e Siglinde Sinner non sono allenatori, agenti o consulenti. Sono semplicemente genitori. Genitori che hanno saputo educare un ragazzo a camminare da solo, a sbagliare, a rialzarsi e a prendersi le sue responsabilità. E questo, più di ogni Slam o vittoria, è forse il traguardo più grande che abbiano raggiunto insieme a lui. Erano presenti anche sugli spalti del Foro Italico, hanno guardato la sfida tra loro figlio e Carlitos Alcaraz con il solito stile. Tranquilli e silenziosi. Seduti e attenti, mentre il loro Jannik giocava una delle partite più importanti della sua già gloriosa carriera.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie