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Montecatini Terme

Maria Denisa Paun, la escort uccisa e abbandonata come un rifiuto. L'assassino tradito da telefono e video

Julie Mary Marini

05 Giugno 2025, 02:14

Maria Denisa Paun

Maria Denisa Paun aveva trent'anni

È finita con un cadavere lasciato a marcire tra i rovi, in una zona impervia alle porte di Montecatini Terme. Nessuna speranza, nessun margine di errore. Il corpo ritrovato nella tarda mattinata di ieri mercoledì 4 maggio – erano le 11.20 quando è scattato l’allarme – appartiene a Maria Denisa Paun, trent’anni, residente a Roma, nota anche come Adas (cognome dell’ex marito) o con l’alias professionale Alexanda, nel mondo della prostituzione. Era scomparsa nel buio della notte tra il 15 e il 16 maggio, a Prato, dove si trovava da alcuni giorni per incontrare clienti in un residence in via Ferrucci. Doveva essere solo una tappa. Poi Bologna. Ma a Bologna, Maria Denisa non è mai arrivata. Il suo telefono ha smesso di squillare subito dopo la mezzanotte, dopo un’ultima telefonata con un uomo, connazionale, presumibilmente l’ultima persona ad averla vista viva.


La escort era scomparsa da qualche giorno, la madre aveva presentato denuncia

Il suo corpo è stato nascosto tra i rovi, nei pressi di un casolare abbandonato lungo una mulattiera, poco distante dal centro termale. Era parzialmente coperto, lasciato lì come un rifiuto, come qualcosa da dimenticare in fretta. La madre, Maria Cristina Paun, il 17 maggio si è presentata dai carabinieri a Roma per denunciarne la scomparsa. Da quel momento è partita una caccia serrata, guidata dalla Procura della Repubblica di Prato, con il supporto dei carabinieri del Ros, del Gis, e dei Nuclei Investigativi dei Reparti Operativi di Prato e Firenze, oltre ai vigili del fuoco.

I dettagli della stanza 101 del residence in via Ferrucci sono quelli di una scomparsa senza senso: scarpe con il tacco, trucchi, farmaci, ma nessun cellulare, nessuna valigia. La chiave ancora nella toppa, come se la giovane fosse uscita di fretta o costretta. L’auto, una Fiat 500, ancora lì fuori, parcheggiata regolarmente con il tagliando settimanale sul cruscotto. Dentro, però, nessuna traccia. Nessun segno di lotta, nessun elemento a suggerire una fuga volontaria. Secondo quanto dichiarato dal procuratore Luca Tescaroli, sono stati determinanti i filmati delle telecamere, i tabulati telefonici e i dati di geolocalizzazione della vettura del sospettato. È stato così disposto il fermo di un cittadino rumeno di 32 anni, residente a Monsummano Terme, gravemente indiziato dei reati di omicidio e soppressione di cadavere.

Le indagini non si fermano. L’autopsia, che verrà eseguita nei prossimi giorni, chiarirà le cause esatte della morte. L’uomo fermato verrà interrogato alla presenza del giudice per le indagini preliminari: potrà decidere se parlare o restare in silenzio. Ma per l’accusa i contorni della tragedia sono già nitidi. Un elemento agghiacciante, raccolto dai testimoni: una barista avrebbe udito la giovane parlare al telefono la sera del 15 maggio, pochi minuti prima dell’ultima chiamata alla madre. Denisa, agitata, con voce tremante, avrebbe detto in rumeno: “Se vado da lui o mi vede, mi ammazza". Era un presagio. Era una condanna pronunciata ad alta voce in una lingua che forse, quella sera, nessuno intorno a lei ha compreso. Ma adesso, ogni parola pesa come un macigno. Maria Denisa Paun aveva trent’anni. È stata ritrovata morta. Non per errore, non per caso. Uccisa.

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