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Salute

Il verme killer che uccide i cani: viaggia nelle lumache e se ingerito assale il sistema neurologico. Rischia anche l'uomo

Già decine i casi accertati tra gli animali domestici, ma gli esperti avvertono: attenzione, può essere solo l’inizio. Ecco cosa sta succedendo, perché riguarda anche noi e quali sono le precauzioni da adottare

Giuseppe Silvestri

24 Giugno 2025, 17:29

Cane

In Australia diversi cani uccisi dal verme killer

Ci sono delle lumache che uccidono i cani. No, non è uno scherzo né l’incipit di un romanzo horror: succede davvero. E succede sempre più spesso. Gli scienziati lo dicono, i veterinari lo confermano e i proprietari di cani lo piangono. In Australia sta accadendo in maniera frequente. Ma come si è arrivati a questo punto? E perché il problema dovrebbe riguardare anche noi, che stiamo dall'altra parte del mondo? La storia è semplice e inquietante. C’è un parassita, si chiama Angiostrongylus cantonensis. Nome elegante per un verme che ha come hobby quello di scavare nel cervello. Vive normalmente nei ratti, che espellono le larve con le feci. A quel punto entrano in gioco lumache e limacce, che fanno da taxi biologico. Le larve crescono dentro di loro e, se un cane le mangia (per gioco, per fame, per sbaglio), il verme inizia il suo viaggio verso il sistema nervoso. Il risultato? Dolori atroci, paralisi e poi morte.


I vermi killer viaggiano attraverso le lumache

In Australia, nel giro di pochi anni, ci sono stati almeno 93 casi accertati tra i cani, solo nella parte orientale del continente. I veterinari sostengono che sono molti di più. E non si tratta di una novità folkloristica da osservare con curiosità zoologica: è un campanello d’allarme, uno dei tanti, che suona mentre la natura cambia e noi stiamo ancora facendo finta di non sentire. Perché, a ben vedere, questa non è una storia di lumache. È una storia di clima che cambia, di città che si mangiano i boschi, di piogge che non si fermano mai, di specie che invadono ecosistemi a cui non appartengono. È una storia che parla di noi. I cani, poveri, ci fanno da sentinelle: si ammalano prima, soffrono, e ci indicano cosa potrebbe capitare anche a noi.

Sì, anche agli esseri umani. Il caso di Sam Ballard, in Australia, lo racconta come una parabola tragica: mangia una lumaca per una scommessa tra amici, entra in coma, ne esce solo per rimanere paralizzato e morire pochi anni dopo. Aveva 28 anni. È raro, dicono gli esperti. Si rarissimo. Ma non impossibile. E, comunque, è già successo. La verità è che conviviamo con un mondo sempre più interconnesso, dove un verme asiatico che un tempo si annidava in poche zone tropicali oggi viaggia con le merci, si adatta a nuovi ospiti, trova climi ideali ovunque. Gli scienziati temono che anche in Europa, prima o poi, la minaccia si presenti.

Alcuni parenti di questo parassita, in realtà, sono già qui. E il confine tra una curiosità zoologica e un problema sanitario serio può essere sottile come il muco di una lumaca. Ci sono cose da fare, certo. Lavare bene frutta e verdura. Non lasciare le ciotole dei cani all’aperto. Evitare che i nostri animali mastichino l’erba dopo la pioggia. Ma prima ancora serve una presa di coscienza: la natura non è più quella che credevamo. E le lumache killer non sono mostri alieni. Sono il sintomo di un mondo che si sta alterando e ci chiede di smetterla di ignorarlo. È il momento di guardare davvero cosa striscia sotto le nostre scarpe. Non per paura. Per responsabilità.

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