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Sanità, alla Asl Toscana sud est in 200 si spostano per la mobilità. Assunzioni e uscite. Cosa fanno i medici. Le donne restano penalizzate: ecco perché

Nel 2023 il bilancio tra arrivi e partenze è stato irrilevante. Le spiegazioni della direttrice amministrativa, Antonella Valeri

Giuseppe Silvestri

27 Novembre 2024, 11:01

Asl Toscana sud est e Antonella Valeri

Antonella Valeri, direttrice amministrativa della Asl Toscana sud est

Nel 2023 tra i 9.500 dipendenti della Asl Toscana sud est (Arezzo, Siena e Grosseto) in 101 hanno approfittato della mobilità per lascire l’azienda a favore di un’altra del Servizio sanitario pubblico. Sono stati compensati da 90 arrivi. Un passivo, dunque, di sole undici figure professionali che scendono a sette se si prendono in considerazione solo i medici: 11 hanno fatto i bagagli e 4 sono entrati. Il dato si alza in relazione agli infermieri: 31 entrati, 53 usciti. Il bilancio è compensato dalle altre figure professionali, come si osserva nelle tabelle di queste pagine.

E’ la dottoressa Antonella Valeri, direttrice amministrativa, a spiegare che del resto gli spostamenti sono prevalentemente interni. Il territorio dell’area vasta è particolarmente ampio e da solo riesce a soddisfare molte delle aspettative di chi vuole cambiare luogo di lavoro o mansioni e quindi il dato delle uscite resta basso. Se si considera che le assunzioni sono circa 500 l’anno, il numero delle uscite per mobilità è irrilevante. E forse gioca un ruolo importante anche l’attrattività della Asl Toscana sud est. Ad ogni modo dei 101 il 33% è tornato alle proprie origini territoriali, il resto è migrato verso altri tipi di aziende. Grosseto si conferma la provincia più operatori di passaggio: 30 arrivano, 37 partono, il dato del -7 è più sbilanciato rispetto a quelli di Arezzo e Siena, entrambi -2.

Nel complesso numeri che soddisfano la dottoressa Valeri. Dimostrano non solo che dal punto di vista del personale la Asl gode di ottima salute, ma che si conferma attrattiva, in particolare nei confronti del personale femminile. Non a caso l’Asl tse è stata la terza in Italia ad ottenere la certificazione della parità di genere e vanta tra le sue figure apicali tre donne: la stessa direttrice amministrativa Antonella Valeri; quella sanitaria Assunta De Luca; quella dei servizi sociali Patrizia Castellucci. Manager che si sono dimostrate validissime e che insieme al direttore generale Antonio D’Urso (ormai ai saluti) hanno gestito, e stanno continuando a farlo, l’azienda in un momento particolarmente complesso per la sanità pubblica. Sia chiaro, la donna in sanità sul posto di lavoro continua ad avere maggiorni difficoltà. In particolare sul fronte degli stipendi. Occorre ricordare, come spiega la stessa Valeri, che le figure femminili beneficiano dei congedi di maternità e sono quelle che più spesso fanno ricorso alla 104 per assistere anziani genitori o altri parenti bisognosi.

Tutto ciò si riflette sui passaggi di carriera e sugli stipendi. In una organizzazione del personale che non si basa più su una pianta organica rigida, ma su piani triennali, nel prossimo futuro la Asl Tse (come tutte le altre aziende del comparto) dovrà proseguire con il ricambio generazionale. Inevitabile visto, come si legge nel servizio accanto, che ogni hanno almeno in 300 vanno in pensione. Ma la teorica diminuizione dei livelli di esperienza, viene compensata dalle avanzate competenze dei più giovani. Si pensi soltanto all’utilizzo dell’intelligenza artificiale o della telemedicina, destinate a rivoluzionare l’intero comparto. Una rivoluzione che la Asl sta affrontando anche utilizzando al massimo i fondi del Pnrr che prevedono investimenti complessivi per circa 90 milioni di euro.

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