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Il caso

Sparò e uccise il vicino di casa che gli buttava già l'abitazione: oggi la sentenza per Mugnai. Colpevole o legittima difesa?

Il fatto a San Polo, la Corte d'Assise decide sulla reazione dell'artigiano all'attacco di Dodoli che poi rimase ucciso

Luca Serafini

05 Dicembre 2025, 00:08

Sandro Mugnai

Sandro Mugnai e la casa di San Polo

Arriva la sentenza per Sandro Mugnai, l'artigiano di Arezzo che sparò e uccise il vicino di casa che gli attaccava l'abitazione, con la famiglia dentro, con un grande e potente mezzo meccanico. Condanna o assoluzione per legittima difesa. Il verdetto della Corte d'Assise composta da giudici togati e popolari è atteso per oggi, venerdì 5 dicembre, a conclusione di un processo nel quale è stata ricostruita la notte di follia, paura e sangue a San Polo. Quando Gezim Dodoli morì nell'abitacolo della ruspa, colpito da Mugnai con la carabina per la caccia al cinghiale.

Il pubblico ministero Laura Taddei ha chiesto per lui 4 anni di reclusione rilevando nell'agire dell'uomo un eccesso colposo di legittima difesa. Mugnai rischia in teoria anche di più se i giudici dovessero invece qualificare il reato come omicidio volontario. Mentre la difesa - oggi le arringhe alle 10:30, alla Vela del tribunale di Arezzo - sostiene il pieno esercizio della difesa di sé, dei propri cari e delle proprie cose, quindi la scriminante che fa decadere ogni tipo di punizione. Grande attesa per la decisione di primo grado, con le parti civili - i familiari di Dodoli - che sostengono la linea della colpevolezza di Mugnai.

A favore dell'artigiano c'è anche una aggregazione di persone, tra le quali il parroco della frazione di San Polo. Con loro il mondo politico e coloro che affermano: "La difesa è sempre legittima". Un caso, quello di Arezzo, che ha fatto discutere e continuerà a far discutere dopo il pronunciamento della corte. Il 5 gennaio 2026 saranno passati tre anni. Un rapporto di vicinato che si guasta per futili motivi mai risultati chiari. Un uomo, Gezim Dodoli, che mentre la famiglia Mugnai è radunata in casa per la cena dell'Epifania.

Rumori all'esterno. Il mezzo meccanico giallo che si muove nel piazzale e prende a schiacciare le macchine in sosta. Danni. Iniziano le varie sequenze del conflitto dove c'è chi attacca e chi respinge l'offesa, ingiusta e pericolosa, con l'escavatore che si dirige verso la parete della costruzione in pietra e con il braccio sferra colpi. Vibra tutto. Sandro Mugnai esplode alcuni colpi che sono stati oggetto di perizie balistiche e ricostruzioni, sulla posizione di chi spara e di chi è il bersaglio. Tra gli elementi la registrazione della telefonata partita dalla casa al 112, con le esplosioni in sottofondo.

La difesa è andata oltre? C'è stato un atteggiamento eccessivo? O in quel contesto - al buio, in zona isolata, con la paura alle stelle - ciò che fece Mugnai è comprensibile e quindi da non punire? Ancora poco e gli interrogativi saranno sciolti. Alle 10:30 via all'udienza nella quale gli avvocati Piero Melani Graverini e Marzia Lelli espongono le argomentazioni a favore di Mugnai. Poi - salvo repliche e rinvii ad ora non previsti - la camera di consiglio e la successiva lettura del dispositivo da parte del presidente Anna Maria Loprete.

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