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La storia

Renato Vallanzasca, che fa oggi il bel Renè. Il criminale simbolo degli anni Settanta in casa di riposo. Dalle rapine da film ai gravi problemi di salute

Julie Mary Marini

19 Maggio 2025, 00:03

Renato Vallanzasca

Renato Vallanzasca in una foto del 2021

Cosa fa oggi Renato Vallanzasca e dove vive? Dopo una vita da criminale e carcerato, il Bel Renè è in una casa di riposo Sarmeola di Rubano, in provincia di Padova. C'è stato trasferito a causa di gravi problemi cognitivi e fisici, tra cui una forma avanzata di demenza. Nel 2024 il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha disposto il differimento della pena in regime di detenzione domiciliare, con sorveglianza continua nella struttura. A 75 anni, Vallanzasca non è più l’uomo che negli anni Settanta faceva tremare Milano con la sua spavalderia e le sue imprese criminali. Vive oggi nella struttura dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio (Opsa), completamente dipendente dalle cure mediche.


Lo storico arresto di Renato Vallanzasca

Nato a Milano il 4 maggio 1950, Vallanzasca crebbe nel quartiere popolare della Comasina. Fin da giovane mostrò un’indole ribelle: a soli 9 anni venne arrestato per aver liberato una tigre dal circo di viale Certosa. Negli anni seguenti iniziò a frequentare ambienti malavitosi e formò una banda composta da altri giovani del quartiere. La banda della Comasina, così chiamata dal quartiere di origine, divenne tristemente famosa per la violenza, l'organizzazione militare e la capacità di mettere a segno colpi clamorosi: rapine in banca, assalti a furgoni portavalori, sequestri di persona e sparatorie con la polizia. Il gruppo si scontrava spesso anche con altre bande, tra cui quella di Francis Turatello, detto faccia d’angelo, altro boss dell’epoca. I due finirono per allearsi temporaneamente, ma il loro rapporto fu sempre teso.

Vallanzasca venne arrestato per la prima volta nel 1972, ma riuscì più volte a evadere da carceri di massima sicurezza. La sua fuga più clamorosa avvenne nel 1987 dal carcere di San Gimignano: riuscì a fuggire durante un trasferimento approfittando di una distrazione degli agenti. Durante la sua carriera criminale è stato ritenuto responsabile, direttamente o indirettamente, di oltre 70 rapine a mano armata, diversi omicidi accertati, numerosi sequestri di persona a scopo di estorsione, ferimenti e aggressioni armate, soprattutto durante inseguimenti e sparatorie con la polizia. Le sue evasioni e la vita lussuosa che conduceva lo resero una sorta di antieroe agli occhi di una parte dell’opinione pubblica dell’epoca. L’immagine del bel René, con i suoi tratti affascinanti, abiti eleganti e linguaggio affilato, contribuì al mito mediatico, anche se spesso costruito in contrasto con la brutalità delle sue azioni.

Condannato complessivamente a quattro ergastoli e 295 anni di carcere, Vallanzasca ne ha trascorsi più di cinquant’anni dietro le sbarre. In carcere ha affrontato numerosi trasferimenti e periodi di isolamento, oltre a protagonismo durante rivolte carcerarie e ulteriori tentativi di evasione. Nel 2010 ottenne la semilibertà, che gli permetteva di lavorare di giorno fuori dal carcere e rientrare la sera. Tuttavia, nel 2014 fu sorpreso a rubare in un supermercato due paia di mutande e una confezione di profumo: questo episodio pose fine alla semilibertà e contribuì a chiudere definitivamente le porte a ogni ipotesi di grazia o libertà condizionale. Nel 2024, ormai mentalmente compromesso e fisicamente debilitato, Vallanzasca è stato trasferito nella una casa di cura. Secondo il Tribunale di Sorveglianza, non è più in grado di intendere e volere, e la sua condizione è tale da non rappresentare più un pericolo per la società. Nonostante questo, non è mai stato concesso alcun perdono ufficiale: i giudici hanno sempre ritenuto che non avesse mai mostrato un reale pentimento per le sue azioni, continuando a difendere il suo passato con una certa ambiguità anche durante la detenzione.

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