Il giallo
Chiara Poggi, trovata senza vita nella sua abitazione il 13 agosto 2007
La mattina del 13 agosto 2007, in una tranquilla villetta di Garlasco, in provincia di Pavia, si spezzava la vita di una ragazza di 26 anni. Chiara Poggi fu trovata morta nella sua abitazione, con il volto insanguinato e il corpo adagiato ai piedi delle scale. Da allora, il suo nome è entrato nel lessico dei grandi casi giudiziari italiani. Ma Chiara, nel tempo, sembra essere diventata quasi un dettaglio, una figura di secondo piano sullo sfondo di un processo mediatico e non solo dominato dall'imputato. Chiara era una giovane donna riservata, gentile, molto legata alla sua famiglia e al suo paese. Si era laureata in Economia e lavorava presso uno studio milanese. Aveva un fidanzato, Alberto Stasi, e una vita davanti che sembrava scorrere lungo i binari di una normalità serena. I ricordi lasciati da chi la conosceva – amici, compagni di università, vicini di casa – raccontano di una ragazza discreta, mai al centro dell’attenzione, ma sempre presente con una parola dolce o un gesto di affetto.
Eppure, quella vita ordinaria è diventata, suo malgrado, il fulcro di una delle più discusse vicende giudiziarie italiane. Dal lutto all’ombra: quando la vittima scompare dietro l’imputato. Negli anni successivi al delitto, l’attenzione dei media e del pubblico si è progressivamente spostata sull’accusato, Alberto Stasi. Dalle perizie sulle biciclette al dibattito sulla camminata, dai fotogrammi dei video agli scontri tra periti, tutto è sempre ruotato attorno a una domanda: Alberto Stasi è colpevole o innocente? Una domanda a cui, visti i recenti sviluppo, non c'è ancora una risposta certa.
In questo vortice di ipotesi, ricostruzioni, talk show e analisi da salotto televisivo, la figura di Chiara si è fatta sempre più sfocata. Il suo volto, per molti, è ormai associato a una foto diffusa in tv e a un nome che richiama processi e sentenze. Ma Chi era Chiara, al di là del crimine che l’ha uccisa? Anche da defunta, Chiara non ha mai avuto pace. Il suo nome è rimasto incollato a ogni dibattito sul caso, a ogni nuova svolta giudiziaria. Ogni anniversario è stato occasione per rievocare l’omicidio, raramente la persona. In un’epoca in cui tutto diventa spettacolo, anche la morte rischia di trasformarsi in un episodio seriale, più utile alla cronaca che alla memoria.
Eppure, dietro le cronache, resta il dolore silenzioso dei genitori, che da anni cercano giustizia per la loro figlia, ma anche rispetto. Il rispetto per una giovane donna che non è un caso, ma una vita spezzata. Raccontare Chiara Poggi oggi significa restituirle il suo posto nella storia: non come simbolo di un mistero irrisolto o come vittima da prima pagina, ma come persona. Con i suoi sogni, le sue amicizie, la sua umanità. Forse è tempo che anche i media, la giustizia e l’opinione pubblica ritrovino il coraggio e la sensibilità per tornare a guardare il volto di Chiara non come un enigma, ma come quello di una ragazza che meritava di vivere.
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