La scelta
L'Unione europea ha declassato la specie
Un colpo di fucile alla biodiversità. Il Consiglio dell’Unione Europea ha ufficializzato il declassamento del lupo da specie “rigorosamente protetta” a “protetta”, modificando la Direttiva Habitat e segnando una delle più clamorose retromarce politiche degli ultimi decenni in materia di tutela ambientale. Dietro la retorica della gestione flessibile e della convivenza, si cela una resa senza condizioni agli interessi delle lobby venatorie e zootecniche, che da anni premono per poter tornare a sparare impunemente a un animale simbolo della natura selvaggia europea. La Commissione Europea giustifica la modifica con la crescita numerica della popolazione di lupi – quasi raddoppiata in dieci anni – e con le presunte sfide socioeconomiche legate alla presenza dei predatori nelle aree rurali. Ma questa narrazione regge solo se si ignorano i dati scientifici più autorevoli e le raccomandazioni della comunità accademica, che da anni denuncia come la popolazione di lupi, seppur in aumento, sia tutt’altro che al sicuro da rischi di frammentazione genetica, bracconaggio e perdita di habitat.
Non è un caso che cinque associazioni ambientaliste abbiano presentato ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, denunciando che il Consiglio ha "ignorato o sottovalutato una serie di rapporti scientifici di rilevanza internazionale”, preferendo affidarsi a un report commissionato dalla stessa Commissione Europea, privo di revisione accademica e giudicato “privo di fondamento” dalla comunità scientifica. “Il ritorno dei lupi è una buona notizia per la biodiversità in Europa, ma la concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale, soprattutto per il bestiame. Per gestire più attivamente le concentrazioni critiche di lupi, le autorità locali hanno chiesto una maggiore flessibilità”, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea.
Lupi sempre meno protetti per le scelte dell'Unione Europea
La verità è che il declassamento del lupo è il frutto di un compromesso politico, non di una necessità ecologica. La pressione delle lobby agricole e venatorie, sostenute da una narrazione allarmistica e strumentale (la favola del lupo cattivo), ha avuto la meglio su decenni di progresso culturale e scientifico. Il Parlamento Europeo, con 371 voti favorevoli contro 162 contrari, ha scelto di sacrificare la tutela della fauna selvatica sull’altare della convenienza elettorale e della pacificazione di una minoranza rumorosa. Mentre alcuni Stati – come Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca e Belgio – hanno già annunciato l’intenzione di mantenere la protezione rigorosa a livello nazionale, la maggioranza dei governi ha preferito lavarsene le mani, lasciando che la flessibilità si trasformi in una licenza di uccidere.
La nuova direttiva impone agli Stati membri di non compromettere la conservazione della specie, ma lascia loro piena libertà di intervento. In pratica, si spalanca la porta a campagne di abbattimento gestionale, favorite da una narrazione che alimenta paura e odio verso il lupo, capro espiatorio perfetto per tutte le inefficienze della gestione rurale e zootecnica. Come denunciano le associazioni animaliste, "il lupo è diventato capro espiatorio di un’agenda filo-venatoria che nulla ha a che vedere con la reale gestione della fauna. Questo declassamento non è frutto della scienza, ma del servilismo verso chi fa dell’animale un bersaglio e un profitto. L’Europa tradisce la natura e con essa il suo stesso futuro". Dietro la parola d’ordine della “flessibilità”, si nasconde la volontà di tornare a un passato in cui la fauna selvatica era considerata solo un fastidio da eliminare. Il lupo, predatore apicale, è un elemento chiave per l’equilibrio degli ecosistemi: la sua presenza regola le popolazioni di ungulati, previene danni forestali e contribuisce alla salute complessiva degli habitat naturali.
Privare il lupo di una protezione rigorosa significa mettere a rischio non solo la specie, ma l’intero sistema naturale europeo, già gravemente minacciato dall’antropizzazione, dalla perdita di habitat e dai cambiamenti climatici. La partita non è chiusa. Il ricorso delle associazioni ambientaliste alla Corte di Giustizia dell’UE potrebbe ancora ribaltare la decisione, se verrà riconosciuta la violazione dei principi di trasparenza, obiettività e rispetto dei dati scientifici. Alcuni Stati membri hanno già dichiarato che manterranno la protezione rigorosa a livello nazionale, segnale che la società civile non intende arrendersi a questa deriva oscurantista. "Il lupo non è solo un animale: è un simbolo di libertà, resistenza e equilibrio. E noi lo difenderemo con ogni mezzo", Marco Gavotti, vice presidente Animalisti Italiani.
Il lupo non è solo un animale, ma un simbolo di libertà
Il declassamento del lupo è una sconfitta per tutti: per la scienza, per la cultura, per la natura e per le future generazioni. È la vittoria di una politica miope, incapace di vedere oltre il proprio tornaconto immediato. L’Europa che oggi tradisce il lupo tradisce se stessa, scegliendo la paura e l’ignoranza al posto della conoscenza e della convivenza. Il lupo non è il problema. Il problema è un’umanità che, ancora una volta, non sa vivere senza distruggere ciò che la rende viva.
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