La storia
Diego, il pitbull morto rinchiuso in un garage
Emergono con brutalità indicibile gli ultimi giorni di Diego, il giovane cane pitbull che ha trovato una morte orrenda il 18 luglio scorso, rinchiuso in un garage a Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia. Le immagini diffuse dalla Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente mostrano un calvario di segregazione e abbandono, un lento, crudele accumulo di sofferenze che ha condotto a un epilogo tragico. Diego è stato prima relegato su un balcone senza speranza, un piccolo spazio di prigionia da cui non poteva fuggire, poi lasciato in un garage divenuto la sua tomba. Questa non è semplicemente una storia di crudeltà; è un monito spietato sull’indifferenza che uccide quanto la violenza aperta.
L’onorevole Michela Vittoria Brambilla, che presiede l’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli Animali e guida la Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, non trattiene l’amarezza: "Con Diego l’abbandono è stato un metodo. Ha patito sofferenze fisiche e psicologiche prima di morire". Parole che squarciano il velo di ipocrisia che spesso avvolge il destino degli animali vittime di violenze. Diego non è un caso isolato, ma il simbolo di una piaga profonda e sistemica.
Ogni estate, centinaia di animali sono vittime dell’abbandono e della negligenza criminale. Storie terribili si accumulano come macigni: un amstaff strozzato dalla propria catena, lasciato a morire tra atroci spasmi in un cortile desolato di Piacenza; quattro meticci privati di acqua e cibo in un box a Senerchia, nell’Avellinese, condannati a una lenta agonia; altre vittime rinchiuse in cantine a Napoli, dimenticate e ignorate sino alla morte. E dietro a questi nomi c’è un silenzio assordante, un’assenza di giustizia che la società non può più tollerare.
Oggi, in mezzo a tanta oscurità, c’è una luce di speranza rappresentata dalla Legge Brambilla, un’innovativa normativa che trasforma gli animali da meri beni a soggetti giuridici tutelati, riconoscendo loro diritti fondamentali. "L’ho scritta per difenderli tutti, ora mi dedicherò al compito di farla rispettare", afferma la deputata, consapevole che la battaglia è soltanto all’inizio. Diego e tutte le altre vittime senza nome gridano verità scomode a chi ha orecchie per ascoltare: l’indifferenza, la freddezza, il disinteresse sono armi micidiali nella guerra contro la crudeltà. Ogni storia come quella di Diego deve scuotere le coscienze, spingere a un impegno incessante contro ogni forma di maltrattamento. Non si tratta solo di proteggere animali, ma di difendere l’umanità stessa, la sua capacità di pietà e giustizia. Se lasciamo che il silenzio e l’apatia vincano, allora l’orrore continuerà a dilagare senza fine.
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