Il mercato
Oro e gioielli, le esportazioni volano
Nel 2024, la provincia di Arezzo ha registrato esportazioni record per un totale complessivo di 15,5 miliardi di euro, segnando una crescita del 45,6% rispetto all'anno precedente. In Toscana solo Firenze fa meglio con 24 miliardi e mezzo. Ben lontana Lucca, terza con 5.1. Il trend positivo di Arezzo è stato ovviamente trainato dal settore della gioielleria e oreficeria. “La principale voce dell'export provinciale, quella della gioielleria e oreficeria - spiega Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio - conferma i positivi segnali emersi nel corso dell’anno: nel quarto trimestre cresce del +119,8% rispetto allo stesso periodo del 2023 portando il consuntivo di fine anno a circa 7,7 miliardi di euro, in aumento del 119,3% sull’anno precedente".
"In questo caso - continua - il prezzo dell’oro ha un impatto non determinante per il risultato finale (+22,9%) e, al contrario, avrebbe potuto rappresentare un possibile freno alle vendite a causa dei massimi storici raggiunti dalle quotazioni del metallo. La tendenza è positiva anche per buona parte degli altri distretti orafi nazionali, anche se su livelli nettamente inferiori a quelli aretini: l’export orafo di Vicenza cresce del 14,9% insieme a quello di Milano (+2,5%). Fa eccezione il distretto di Valenza Po che accusa una lieve flessione (-1,8%). Il mercato turco è stato fondamentale per questa crescita, con un balzo del 523,3% rispetto al 2023, dovuto in parte a vincoli doganali e fiscali sulle importazioni di oro come materia prima. Anche altri mercati, come Emirati Arabi, Stati Uniti e Francia, hanno mostrato segnali positivi”.
Non solo oro. La moda ha mostrato un andamento in controtendenza, con un aumento del 3,3% rispetto al 2023. Ottimi segnali anche da mobili (+13,6%) e mezzi di trasporto (+22.1%). Bene anche l’agricoltura con +46,2%, ma su cifre decisamente minori, 24.4 milioni. La Toscana, con 63 miliardi, è diventata la quarta regione per valore delle esportazioni, superando il Piemonte. Tuttavia, per il 2025, sussiste il rischio che le tensioni geopolitiche possano rendere le produzioni italiane meno competitive sui mercati esteri.
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