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La storia

Giulia Cecchettin, dalla follia alla solidarietà: Fondazione, borse di studio, corsi sull'amore, lettere. Iniziative in sua memoria per combattere la violenza di genere

La famiglia ha dato vita all'ente che si propone di trasformare il dolore in azione

Giuseppe Silvestri

03 Dicembre 2024, 16:22

Giulia Cecchettin

Giulia Cecchettin, uccisa da Filippo Turetta, condannato all'ergastolo

Dolore. Disperazione. Lacrime. L'omicidio di Giulia Cecchettin ha lasciato ferite che non saranno mai rimarginate. Nemmeno il sacrosanto ergastolo di Filippo Turetta può avere il sapore della consolazione. Ma la morte della giovanissima studentessa di Padova, barbaramente massacrata dall'uomo che diceva di amarla, ha lasciato anche una lunga scia di solidarietà e affetto. E numerose iniziative che mirano a sensibilizzare la società sulla violenza di genere e a promuovere un cambiamento culturale. A un anno dalla sua tragica scomparsa, il ricordo di Giulia è diventato un simbolo di lotta contro la violenza sulle donne.

La Fondazione Giulia Cecchettin, ufficialmente costituita dai familiari Gino, Elena e Davide, si propone di trasformare il dolore in azione. Ha come obiettivo principale la prevenzione della violenza di genere, attraverso campagne di sensibilizzazione e progetti educativi. Tra le priorità educazione e consapevolezza, promuovere l'educazione sul linguaggio di genere e sulla violenza contro le donne; sostegno alle vittime, fornire risorse e supporto alle donne vittime di violenza, collaborando con organizzazioni locali per offrire strutture protette e consulenze legali. Gino Cecchettin ha espresso il desiderio di insegnare "la bellezza dell'amore" nelle scuole, sperando di introdurre corsi sull'affettività per i giovani.

La Fondazione ha già avviato diverse collaborazioni internazionali per promuovere la lotta contro la violenza di genere e sostenere le vittime. Ha stabilito legami con diverse organizzazioni non governative (Ong) e istituzioni in vari paesi per sviluppare progetti comuni. Le collaborazioni includono attività di sensibilizzazione e formazione, con l'obiettivo di affrontare la violenza di genere a livello globale.

La Fondazione sta lavorando con partner internazionali per implementare programmi educativi che mirano a prevenire la violenza di genere, specialmente tra i giovani. Tali progetti prevedono corsi e workshop che trattano temi come il rispetto, l'affettività e le relazioni sane. Attraverso scambi culturali, la Fondazione cerca di diffondere il messaggio di Giulia Cecchettin in contesti internazionali, coinvolgendo comunità estere nella riflessione sulla violenza di genere e sulle sue implicazioni sociali. E' stata creata una rete di sostegno che include esperti e attivisti da vari paesi, facilitando il dialogo e la cooperazione su iniziative contro la violenza sulle donne. Questo network permette di condividere risorse, esperienze e strategie efficaci. Sono in corso collaborazioni con università straniere per promuovere ricerche e studi sulla violenza di genere, contribuendo alla formazione di professionisti sensibili a queste tematiche.

Non solo Fondazione. Numerose le iniziative che sono state organizzate in memoria di Giulia, tra le più significative il cortometraggio dedicato alla sua vita; le panchine rosse, più di trenta sono state installate in diverse città italiane come simbolo contro la violenza sulle donne; eventi commemorativi come il "minuto di rumore" si sono svolti in università e scuole per ricordare Giulia e tutte le vittime di femminicidio. Anche se alcune iniziative sono state ostacolate da autorità scolastiche, molti studenti hanno comunque partecipato.

L'Università di Padova ha istituito premi di studio in memoria di Giulia, con l'intento di sostenere studenti meritevoli e promuovere la consapevolezza sui temi della violenza di genere. Sono stati previsti dieci premi da 1.500 euro ciascuno che saranno assegnati a studenti meritevoli. Il dolore per la perdita di Giulia ha generato una risposta collettiva significativa, con oltre 3.000 lettere ricevute dalla famiglia, esprimendo solidarietà e raccontando esperienze personali legate alla violenza. 

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