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La storia

Il Rambo che non avete mai visto, nato per morire è diventato immortale. E non si è ucciso

Nato per morire

Julie Mary Marini

16 Maggio 2025, 17:28

Rambo

Rambo, uno tra gli eroi cinematografici più amati

Nel 1982 usciva First Blood, il film che avrebbe lanciato nel mito cinematografico John Rambo, veterano del Vietnam perseguitato dal proprio passato. Ma pochi sanno che il Rambo che conosciamo non doveva sopravvivere alla sua prima apparizione sullo schermo. Il personaggio che ha attraversato decenni di cinema, trasformandosi da simbolo tragico a macchina da guerra globale, è frutto di decisioni prese all’ultimo minuto, dopo ripensamenti, pressioni produttive e cambi di sensibilità. Nella sceneggiatura iniziale, fedele all’omonimo romanzo di David Morrell, Rambo non sopravvive. Ferito, disilluso, isolato dal mondo che lo ha dimenticato, chiede al colonnello Trautman di porre fine alla sua sofferenza. L’ufficiale esita, ma poi preme il grilletto. Fine.

Il finale fu effettivamente girato, ma respinto dal pubblico durante le proiezioni di prova. Gli spettatori trovavano troppo cupa la conclusione e si affezionarono al personaggio, sperando in una redenzione. Sylvester Stallone, che aveva contribuito attivamente alla riscrittura del copione, spinse per un finale più aperto: Rambo, anziché morire, si arrende. "La morte di Rambo sarebbe stata coerente con la narrativa, ma non con il potenziale del personaggio", dichiarò Stallone in un’intervista del 2001. "Sentivo che aveva ancora qualcosa da dire".

Esiste un’altra variante ancora più cupa: Rambo che si toglie la vita con la pistola che gli porge Trautman. Anche questa versione fu considerata e in parte girata, ma scartata quasi subito: l’idea di un eroe che si suicida lasciava poco spazio a un seguito – e a un franchise milionario. Oltre ai finali, vennero tagliate numerose scene che approfondivano il trauma psicologico del protagonista. In alcune versioni del montaggio, Rambo ha visioni del Vietnam, dialoghi interiori, momenti di crollo emotivo. Lo stesso Stallone raccontò che la prima versione del film durava oltre tre ore ed era “così deprimente” da fargli pensare di chiedere il ritiro della pellicola.

Il montaggio definitivo fu drasticamente ridotto, enfatizzando la tensione e la dinamica dell’inseguimento nei boschi, a discapito dell’introspezione. Tuttavia, il cuore emotivo del film – un uomo spezzato in guerra e abbandonato in pace – è sopravvissuto. Ed è proprio questa complessità a renderlo unico nel panorama degli action heroes. Paradossalmente, Rambo è diventato leggenda proprio perché non è morto. La sua sopravvivenza ha aperto la strada a sequel sempre più muscolari e spettacolari, spesso criticati per aver tradito lo spirito dell’originale. Ma chi guarda First Blood oggi con occhi attenti può ancora vedere le tracce di quel personaggio tragico che doveva morire. Quel Rambo che non abbiamo mai visto – sofferente, fragile, umano – esiste ancora, nei nastri delle scene eliminate e nei copioni mai girati e ci ricorda che anche gli eroi d’azione, sotto la scorza, nascondono un cuore lacerato.

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