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Il giallo

Arezzo e il quadro del Vasari rubato. Non c'è copia nemmeno della denuncia. Che fine ha fatto l'opera?

Il furto risale al 1976. Dell'olio su tavola rimane soltanto una foto che ormai ha più di cento anni

Giuseppe Simone  Modeo

15 Aprile 2025, 00:37

Giorgio Vasari

L'immagine del quadro di Giorgio Vasari rubato nel 1976

Mentre si chiude l’anno delle celebrazioni per il 450° anniversario della morte di Giorgio Vasari (1511-1574), Arezzo si trova a fare i conti con una pagina meno entusiasmante della propria storia artistica. Un’opera del maestro aretino, un olio su tavola che un tempo faceva bella mostra di sé presso la chiesa delle sante Flora e Lucilla, conosciuta anche come “la Badia di Arezzo”, fu rubata nel 1976. Il furto di un'opera impoverisce sempre la collettività; in questo caso, si tratta di una vera e propria menomazione identitaria, trattandosi del genius loci. Il caso inoltre si tinge di giallo in quanto abbiamo appreso da fonte attendibile che non vi sono tracce e documenti relativi al momento del furto e che non è stato mai rinvenuto l'atto di denuncia dello stesso.

Un’assenza che parla
Oggi, nel luogo dove l’opera avrebbe dovuto trovarsi, rimane soltanto un cartello che ne attesta la sottrazione, un silenzioso monito di quanto il patrimonio artistico italiano sia stato spesso vittima di saccheggi e trafugamenti. Di questa preziosa opera che avrebbe potuto essere parte integrante delle celebrazioni vasariane, rimane soltanto un negativo fotografico, l’unica testimonianza visiva superstite.

L’unica traccia rimasta
Il negativo dell’opera rientra tra i primi materiali documentari sulle ricchezze artistiche del territorio raccolti dal Gabinetto fotografico fiorentino dopo la sua fondazione nel 1904. L’immagine, datata tra il 1900 e il 1910, è oggi conservata presso il Gabinetto Fotografico del Polo Museale Fiorentino e consultabile tramite il catalogo del Ministero della Cultura.
Appello alla memoria.

La vicenda di questa opera perduta e mai ritrovata dovrebbe spingere a una riflessione sulla tutela del patrimonio artistico italiano, in particolare di quello vasariano, così strettamente legato alla città di Arezzo. Le celebrazioni per il 450° anniversario della morte di Vasari potrebbero essere un’occasione per richiamare l’attenzione su questo furto e magari promuovere nuove ricerche. Senza memoria non c’è tutela e senza tutela non c’è futuro per il nostro patrimonio artistico. Forse, nel meglio celebrare Giorgio Vasari, dovremmo ricordarci anche di ciò che ci è stato sottratto e impegnarci perché non si perda per sempre. Chissà se come in tutti i cold case che si rispettino, anche in questo caso sarà possibile riaprire o riattivare le indagini affinché la comunità artistica internazionale possa aiutare a meglio comprendere le dinamiche della sottrazione dell'opera o, nella migliore ipotesi, contribuire al ritrovamento della stessa?

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