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La giornalista

Oriana Fallaci e il grande amore per Alekos Panagulis. La prigione, l'incontro, l'aborto, la morte. Lei convinta che fu ucciso

La storia con l'intellettuale e patriota greco segnò la vita della scrittrice che poi gli dedicò "Un uomo"

Giuseppe Silvestri

11 Marzo 2025, 15:59

Oriana Fallaci

Oriana Fallaci con Alekos Panagulis. A destra la sua tomba

Chi fu il grande amore di Oriana Fallaci? Dopo il complesso rapporto con Alfredo Pieroni, la giornalista e scrittrice nel 1973 conobbe Alekos Panagulis. Greco, nato a Glifada nel 1932, vero nome Alexandros, era un poetaintellettuale e attivista, riconosciuto come un eroe della resistenza contro la dittatura militare. Dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Atene, Panagulis disertò il servizio militare per unirsi alla lotta contro il regime dei colonnelli, che aveva preso il potere nel 1967. Fondò il gruppo Resistenza Greca e tentò di assassinare il dittatore Georgios Papadopoulos nel 1968, un'azione che portò alla sua cattura e a una lunga detenzione in condizioni disumane.

Durante gli anni di prigionia, Panagulis subì torture e maltrattamenti, diventando un simbolo della resistenza greca. La sua liberazione avvenne nel 1973, grazie a un'amnistia, proprio nell'anno in cui incontrò Oriana Fallaci. I due si conobbero il 23 agosto 1973 ad Atene, quando Fallaci vi si recò per intervistarlo. La conoscenza segnò l'inizio di una relazione intensa e complessaLa loro storia d'amore fu caratterizzata da passione e conflitti. Lui si spostò a Firenze, nella casa di Oriana, da dove in esilio cercò di riorganizzare l'opposizione al regime. Nel 1974 la Giunta militare lasciò e vennero indette le elezioni. Fu spinto a partecipare nella convinzione che fosse l'unico modo per continuare l'azione politica. Entrò in Parlamento, eletto nel collegio di Atene

Le sue condizioni fisiche erano molto precarie. Durante la carcerazione aveva subito violenze di ogni genere, riportando fratture e lesioni agli organi interni. Testimoniò nel processo contro i suoi carcerieri, chiedendo però che non venissero condannati a morte perché servi del regine. Continuò la caccia ai politici corrotti, ma ruppe con il suo partito che si rifiutò di espellere un esponente che lui considerava complice dei militari. Si dimise, ma restò in parlamento da indipendente, entrando in conflitto con il ministero della Difesa e non solo, rimanendo isolato. Solo Oriana Fallaci restò al suo fianco mentre riceveva minacce di morte, in particolare dopo la pubblicazione di un dossier sugli agenti di sicurezza del regime.

La sua vita si spense tragicamente il 1° maggio 1976 in un misterioso incidente stradale, che molti, inclusa la Fallaci, interpretarono come un possibile omicidio politico. Nella notte stava rientrando a Glifada, quando fu vittima del sinistro. Venne aperta una inchiesta che giunse alla conclusione che la morte era stata causata da un suo errore: l'auto, una Fiat 132, era finita nello scivolo di una autorimessa. Ricostruzione ben diversa quella della perizia di esperti italiani secondo cui lo schianto era stato provocato da altre due vetture. Secondo Oriana Fallaci uno degli esecutori fu Michele Steffas, un militante di destra con un passato da pilota professionista. Proprio Steffas si era presentato alla polizia come testimone ed aveva sostenuto la tesi dell'errore umano. Se la cavò con il pagamento di una multa per omissione di soccorso.

Oriana Fallaci descrisse il forte e complesso rapporto con Alekos Panagulis nel libro Un uomo, dove esplorava le sfide e le esperienze condivise con lui. La scrittrice rimase anche incinta ma subì un aborto spontaneo, probabilmente dopo un litigio, un evento che influenzò profondamente la sua vita e la sua scrittura. I funerali di Panagulis furono celebrati nella cattedrale di Atene e ancora oggi restano la più grande manifestazione di popolo della storia della Grecia. Un milione e mezzo di persone parteciparono all'evento. La figura di Panagulis in Grecia rimane una testimonianza del coraggio e della lotta per la libertà.

Dal libro Un Uomo: "Il poeta ribelle, l'eroe solitario, è un individuo senza seguaci: non trascina le masse in piazza, non provoca rivoluzioni. Però le prepara. Anche se non combina nulla di immediato e di pratico, anche se si esprime attraverso bravate o follie, anche se viene respinto e offeso, egli muove le acque dello stagno che tace, incrina le dighe del conformismo che frena, disturba il potere che opprime".

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