Tre anni da corrispondente
Paolo Martini, per tre anni corrispondente dal Valdarno
È con sentimenti di gratitudine e affetto che ricordo e rievoco la mia esperienza al Corriere Aretino e poi alla Gazzetta di Arezzo, due testate che fanno parte della storia quarantennale del Corriere di Arezzo. Il mio ingresso ufficiale risale al primo marzo 1988 e la mia uscita al 31 dicembre 1991: fui assunto come dipendente come corrispondente dal Valdarno.
In realtà, controllando nel mio archivio privato, dove conservo tutti i miei articoli apparsi sulla carta stampata, il mio esordio risale quasi a tre anni prima, all’estate 1985. Ed è un ricordo personale assai caro: un mio breve articolo, che mi era stato sollecitato dal mio babbo Novello, su una squadra dilettantistica di calcio di Levanella che aveva vinto un campionato amatoriale, fu pubblicato nel luglio di quell’anno nella cronaca di Montevarchi, allora affidata a Leo Casucci.
E fu proprio Leo, in quell’occasione, a suggerirmi di scrivere ancora e di portargli eventuali articoli. Fino ad allora, 23enne, ero stato solo un vorace lettore di giornali e riviste e forse in quella insaziabile voglia di leggere nata da ragazzino c’era già un destino. Fatto sta, che tra i mesi di ottobre e dicembre 1985 sul Corriere Aretino trovarono spazio una trentina di articoli di un giovane studente universitario che ancora non aveva deciso che cosa fare da grande.
Scrivere mi appassionava quanto leggere i giornali e così mi ritrovai a macinare un’intervista dietro l’altra ai personaggi principali della vita sociale e politica montevarchina. Fu quella una palestra di libertà e creatività per un ragazzo senza alcuna precedente esperienza giornalistica ma volitivo. E furono proprio quella trentina di interviste alla fine dell’anno 1985 ad aprirmi una porta nuova destinata a segnare il mio futuro: l’allora corrispondente da Montevarchi della Nazione, Romano Alfieri, di professione maestro di scuola elementare, mi convocò: “Ho letto i tuoi articoli sul Corriere Aretino e mi sono piaciuti. Io non posso più continuare a fare il corrispondente. Ho scelto te come mio successore”.
Dopo lo stupore, accettai l’offerta e il primo gennaio 1986 divenni il più giovane corrispondente della Nazione, succedendo all’anziano Alfieri, che di lì a pochi mesi morì. Nei due anni e due mesi alla Nazione notavo ogni giorno come le mie ambizioni a dare sfogo alla mia voglia di scrivere erano mortificati dall’angusto spazio riservato alle cronache locali. Viceversa, da lettore e collega in erba, notavo invece che lo spazio abbondava sul Corriere Aretino. Maturò così la decisione di passare alla concorrenza del Corriere Aretino (suscitando stupore alla Nazione), dove ebbi la possibilità di largheggiare, riempiendo di notizie, interviste e anche commenti ed opinioni (separate dalle notizie, naturalmente!) ben tre pagine sotto la testatina Cronaca del Valdarno.
Ebbi l’onore e l’onere per quasi tre anni di coordinare un gruppo di collaboratori dando insieme spazio ai dieci comuni della vallata, non solo a Montevarchi e San Giovanni, i due centri maggiori. Anche grazie al nostro lavoro emerse Terranuova Bracciolini con la vivacità dei suoi amministratori comunali e ottenne uno spazio rilevante Cavriglia, così come di frequente nel corso di ogni settimana venivano raccontati i fatti principali di Bucine o Loro Ciuffenna, Laterina o Castelfranco di Sopra. Fu un'esperienza “garibaldina” con il vento nelle vele, vissuta con il sostegno indispensabile dei colleghi aretini, tra i quali voglio ricordare con grande simpatia Romano Salvi, Mauro Bellachioma, Ivo Brocchi, Laura Pugliesi e Luca Serafini, colleghi gentili e disponibili, a cui va la mia gratitudine per tanti preziosi consigli e suggerimenti e per la straordinaria collaborazione che seppero offrirmi.
Furono tre anni intensi e appassionati, macinando ogni giorno chilometri per raccontare fatti e personaggi; tre anni di estrema libertà sotto ogni aspetto, potendo dare voce a tutte le forze politiche, sociali e culturali del Valdarno, come mai avevano avuto prima; tre anni di sperimentazioni e di innovazioni, che suscitarono interesse nell’opinione pubblica ed anche non poche polemiche per le novità introdotte, in un’informazione che era tutto men che paludata ed accomodante.
Non solo notizie e resoconti: in quelle tre pagine di Cronaca dal Valdarno apparvero anche le vignette firmate Biffe, ovvero l’artista Vitaliano Fantoni, che sbeffeggiava i protagonisti della vita locale; la rubrica Chi sale, chi scende; la rubrica Sotto tiro. E poi una volta alla settimana La Gazzarra del Valdarno, una pagina di satira che destò scalpore e suscitò reazioni dei sindaci, degli amministratori comunali e dei sindacalisti che furono presi di mira da un gruppetto di giovani irriverente che si occupavano di quel foglio.
Ricordo quegli anni al Corriere come un periodo di grande libertà, in cui la mia passione per la scrittura trovò sfogo entusiasmante ed appassionante. Quando ormai stavo per lasciare il Corriere, ecco il colpo finale di quell’esperienza: quelle tre pagine valdarnesi non erano passate inosservate agli occhi del caporedattore aretino della Nazione, Giuseppe Dragoni, che alla fine del dicembre 1991 mi convocò e mi fece fare una proposta di assunzione. Che arrivò fuori tempo massimo. Avevo maturato decisioni diverse e allora anche un giovane partito da Montevarchi poteva ambire ad un’assunzione a Roma.
Trentaquattro anni dopo il mio addio, quando il Corriere di Arezzo compie 40 anni, rivolgo alla squadra che lavora oggi in questi giornale il mio migliore augurio di compleanno insieme al mio “grazie” per essere stato allora ed essere in edicola ancora oggi.
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